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 Cosa resta di noi e come una famiglia due ottimi romanzi di Giampaolo Simi

Qualche tempo fa avevo letto su facebook una recensione entusiasta all’ultimo romanzo di Gampaolo Simi appena uscito per Sellerio: cose che succedono quando hai tanti scrittori tra i tuoi amici, infatti si trattava di un post sulla bacheca dello scrittore che è un mio contatto dal 2013 e non mi ricordo da dove arriva questa amicizia, probabilmente frequentavamo le stesse persone o gli stessi posti: la libreria del giallo credo e spero.

Insomma, succede che un lettore scrive un bel commento su Come una famiglia, anzi no, due, tre, tanti, fino a che uno in particolare, non ti saprei dire quale e quando, mi convince. Così lo prendo, comincio a leggerlo un sabato pomeriggio e finisco domenica notte alle quattro. Una cosa che ho potuto fare perché ero in vacanza e così rilassata da potermi immergere completamente trattenendo il fiato fino alla fine, ma solo perché lui è stato così bravo da tenermi agganciata, incatenata direi.

Questo è bello e credo sia dovuto per prima cosa alla sapiente gestione del ritmo: all’inizio piuttosto lento e dilatato, serve per farmi affezionare e ci riesce, alterna avvenimenti in presa diretta a digressioni, ragionamenti, timori, ricordi, come una specie di flusso di coscienza in seconda persona ma strutturato, siamo nel 2018 diamine. E anche il tempo della storia è attualissimo, le cose che succedono sono proprio contemporanee, l’Italia che è fuori dai mondiali di calcio è una cosa di oggi, il linguaggio è contemporaneo secco, preciso, senza sbavature: grande professionista.
I personaggi sono molto intensi, fin troppo, ma non mi lamento: questo è un noir ben fatto e se mi deve comandare di non essere messo giù fino alla fine ci sta che i colori siano saturati a fondo scala e certe voci spinte fino all’ultima ottava.

Qualche tempo dopo ho preso anche Cosa resta di noi, l’ho finito ieri sera e mi è piaciuto molto. L’ho letto un po’ alla volta, confesso che a un certo punto mi metteva un po’ di ansia e l’ho tenuto in sospeso per qualche settimana: sarà che sono sensibile e mi immedesimavo un po’ troppo, forse, sarà che questo protagonista che da giovane ascoltava i Joy Division mi è troppo familiare, come se fosse un mio amico o qualcuno che mi è caro, sarà che la narrazione in prima persona è di molto ben fatta e il personaggio mi è ben presto diventato caro per davvero, ero in ansia per la sua sorte, vista la piega che avevano preso gli eventi, ma poi, ah ah, che finale!
Non dirò nulla di nulla della trama, questo libro merita di essere letto da ignaro, credimi: te lo godi di più e te lo godi tutto, ma un particolare lo posso sottolineare, anche se questo non è propriamente un giallo, ma un noir, c’è una cosa che abbiamo sotto gli occhi fin dall’inizio, una cosa importante che ha un certo ruolo nello sciogliersi della trama che mi ha fatto saltare sulla sedia, uno sviluppo gestito con maestria, quando ho chiuso il libro ho pensato a quella citazione di G. K. Chesterton che ogni tanto tiro fuori: "Il giallo differisce da ogni altro racconto in questo: che il lettore è contento solo se si sente uno scemo.”
Anche io sono stata contenta, contentissima! e come ci ho goduto!

Insomma Simi è diventato il mio autore di culto del momento e me lo devo leggere tutto, dal principio alla fine. La scrittura mi soddisfa, e purtroppo negli ultimi tempi è cosa rara, il tono leggermente ironico, le ambientazioni molto ben curate, la naturalezza dei personaggi. Basta, La ragazza sbagliata è il prossimo, domani vado da Feltrinelli e me lo piglio.

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