testata camel

Caro diario, fammi i complimenti perchè modestamente le avevo indovinate quasi tutte:

1) il maestro era tutto vestito di nero

ammetto che non aveva i capelli lucidi di gel e lo sguardo appuntito, però era un simpatico signore che non metteva per niente soggezione, e questo va a suo favore

2) la maestra era un po' cotonata

ammetto che non era rossa ma bionda, però finta eh, e devo confessare che non era nemmeno tanto muscolosa, non aveva la gonna stretch ma un ampio gonnellone che arrivava poco sopra la caviglia. La maestra si poteva facilmente riconoscere dai lustrini che le brillavano sui tacchi delle scarpette a sandalo, nemmeno troppo alti in verità. Peccato che le si vedevano quelle specie di calzini che si mettono quando si vuole far credere di essere senza calze e dovrebbero essere invisibili ma invece le spuntavano sopra il tallone e anche un po' di fianco, considerato che tutti erano lì apposta per guardarle i piedi non passava del tutto inosservata questa imperfezione,

oh oh.

 

Comunque ci ho preso in pieno con la scena edipica che avevo immaginato, infatti la maestra e il maestro avrebbero potuto essere la mia mamma e il mio babbo, anagraficamente.

Per il resto, che dire? Entro in questa sala piuttosto grande, c'è un bel po' di gente, molto più di quanto credessi, forse un centinaio di persone divise in capannelli.
Nessuno ha l'aria figosamente aggressiva che mi fantasticavo: sembrano piuttosto le sciure che si incontrano dal prestinaio: molte in pantaloni, molte in sovrappeso, molte in là con gli anni, insieme con quei tipi comuni che si vedono in coda alle poste, per esempio. Pare che tutti si conoscano tra loro.

Chiedo informazioni a un signore che mi si fa incontro con la faccia di uno che si frega metaforicamente le mani, il proprietario del locale, che mi indica un divanetto dove stanno due ragazze.
Mi avvicino con l'aria interrogativa indiretta, ma non erano loro, stavano aspettando come me. Dopo dieci minuti mi segnalano il maestro, che discute animatamente al centro della sala. Mi avvicino e resa audace dall'ambiente piuttosto familiare domando qual è il programma della serata.

Abbiamo un problema, mi dice lui: non c'e' nemmeno un uomo e senza uomo non si può ballare.

LO SAPEVO! C'e' la data del server che lo certifica, l'avevo indovinato, maremma maiala.

Aspetta, scusi, ma come non c'e' un uomo: e tutti quelli cosa sono, androidi?
Quelli son venuti per il liscio la salsa il latinoamericano: per il tango ci siete solo voi tre e quella coppia laggiù.

Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Come si fa?

Intanto andiamo nella saletta, che la pista grande la lasciamo a loro che sono in tanti, poi vediamo, magari un paio di uomini posso procurarmeli, dice lui. Me lo immagino, andrà in quelle agenzie interinali a strappare carne da call center per due euro l'ora. Un uomo in affitto. Dio, come sono caduta in basso.

Ci spostiamo nella saletta e mentre cercano di far funzionare l'impianto che dovrebbe produrre il tango e invece produce suoni inarticolati ma ad alto volume, arrivano altre due donne.

Ho capito, ora vado a farmi dare un gessetto e ci metto una croce sopra.

Ma.
Ma.
Ma.

La mia fatina, travestita da separè in similvelluto, per un attimo si palesa (solo a me, eh) e mi strizza l'occhio.

Uno sbuffo di fumo e lo stereo comincia a funzionare, le due ragazze svaniscono nel nulla e dallo stesso nulla (perchè ce n'e' piu' di uno) si materializza lui, l'uomo.
Si vede subito che non sa bene come è capitato lì e perchè e che ci fa, si guarda intorno sbalordito e indeciso, ma il maestro lo avvicina e gli chiede se ha una partner, in caso contrario potrebbe fare la prova con una di noi...

La mia fatina mi ha resa scostumata, sorgo dal divanetto e alzando le braccia al cielo:

Io, io! a me l'uomo! Datelo a me!

Il maestro benedice la nostra coppia e possiamo provare.

Tra l'altro, è pure più alto di me, da non credere.

Che dirti ancora, caro diario? Ho imparato il passo base del tango dalla parte femminile, che è:
sinistro avanti, destro a destra, sinistro indietro, destro indietro, sinistro incrociato avanti (che è la cosa più ostica) e poi destro indietro e sinistro a sinistra: sembra difficile a dirlo così e infatti lo è.

Per la nostra incolumità il maestro ci ha fatto assumere la posizione del ponticello: ognuno poggiava le mani sulle braccia allungate dell'altro in modo che in mezzo a noi ci passasse un taxi, e credo sia stata una mossa prudente, dettata dalla sua esperienza sicuramente pluridecennale.

Così l'ora di lezione è volata e non so se ce ne sarà un'altra, perchè il mio cavaliere non ha ancora deciso se continuerà.

Ognimodo, ho dato il mio biglietto da visita e la maestra mi ha assicurato che se si trova un uomo me lo mette da parte.


Commenti al post

hotswing il 20/09/06 alle 23:12 via WEB
...sarà una bellissima avventura, e magari un giorno verrai a ballare da queste parti, e allora nessun problema di reprimento cavalieri, mi ritengo opzionato fin da adesso... ;-)

LaDonnaCamel il 21/09/06 alle 00:19 via WEB
Mi sto convincendo che lo voglio fare a tutti i costi, casomai cerco un'altra scuola.
E poi sì che ci vengo, dalle tue parti :-)

non_solo_tango il 21/09/06 alle 13:37 via WEB
mi hai fatto ridere con le lacrime!!! favolosa... era una situazione felliniana??? grande. Ciao, al prossimo giro! ^_^

LaDonnaCamel il 21/09/06 alle 16:38 via WEB
Spero di non essere stata troppo irriverente...
Il fatto è che guardo il mondo con l' occhio alieno (l'unico che ho ;)
L'autoironia è il mio carburante e il mio motore.

 

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