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Le mutande della Zina

La Zina è rimasta con noi solo pochi mesi e poi è sparita nel nulla come tutte le altre tate che abbiamo avuto, si vede che a un certo punto veniva il vento del nord e le portava via, grasse e magre, giovani e vecchie, belle e brutte. La Zina era di quelle brutte, povera lei, forse la più brutta tra le brutte. Sembrava vecchia ma solo perché aveva una faccia da strega, col naso adunco, la bazza a punta, occhi piccoli e cerchiati di nero, pochi denti in bocca e buttati là a casaccio, i capelli di stoppa, magra, piccola, storta e con le gambe a ics: magari aveva trentacinque anni ma a me sembrava una megera, la modella che Walt Disney aveva usato per far disegnare la strega di Biancaneve.

E pensare che era gentilissima e sapeva fare bene il suo lavoro, per esempio cucinava pranzetti deliziosi, mi ricordo una volta che mio papà aveva portato a casa dei pesciolini tipo alborelle pescati da lui, quelli che non voleva nemmeno il gatto per capirci, e lei li aveva aperti, aveva tolto la lisca a uno a uno e li aveva fritti in pastella, mai mangiato una cosa così buona!

Veniva la mattina e andava via alla sera, quando le avanzava un po’ di tempo rammendava i calzini di mio papà così bene che non si capiva più nemmeno dove erano stati rotti, lavava, stirava, puliva, peccato che quando parlava sbavava e non si capiva niente di quello che diceva: forse era il dialetto o forse era la scarsità dei denti, chi può dirlo? Veniva dalla campagna, questo è sicuro, e delle volte portava asparagi selvatici che trovava nei campi, insalata matta o nespole così aspre che legavano i denti.

Portava anche primule selvatiche che piantava nel vaso grande delle rose sul terrazzo: insieme ai mughetti quei fiori sono rinati ogni primavera fino a che ho abitato in quella casa, e quando mi sono sposata i mughetti son venuti via con me e stanno ancora nel vaso di coccio originale.

Li chiamo i mughetti della nonna ma non è vero, e questa è una rivelazione che ribalterà la mia bacheca su Facebook: sono i mughetti della Zina, me l’ha detto ieri mia mamma e io le credo.

La Zina sfregava i pavimenti in ginocchio e quando si chinava si vedeva la cosa oscura perché non portava le mutande, anche questo mi è stato raccontato da mia mamma, infatti quando ero piccola non portavo gli occhiali e dunque io non l’ho potuto vedere di persona.

Le contadine in campagna non portano mai le mutande, mi diceva mia mamma, quando devono fare la pipì si mettono in piedi e allargano le gambe in fondo all’orto.

E la pupù? La pupù no, si accosciano come noi quando andiamo alla gita sul lago e poi si puliscono con una foglia oppure un pezzo di giornale, se sono fortunate. Le contadine non hanno il gabinetto e si lavano con l’acqua fredda dentro un catino di metallo. Mia mamma mi raccontava un sacco di bugie, come era possibile che le contadine facessero la pipì in piedi? Io una volta ci avevo provato e mi ero bagnata tutta la gamba.

Poi la Zina non faceva la pipì in piedi a casa nostra, di questo sono quasi sicura ma non si può mai sapere, è passato così tanto tempo e magari mi confondo con un’altra.

A un certo punto infatti la Zina non c’era più, da un giorno all’altro è arrivata una signorina zoppa che è rimasta poco, non ho fatto nemmeno in tempo a ricordarmi il suo nome.

Non so perché mia mamma ha mandata via la Zina, forse una volta ha fatto la pipì in piedi e l’ha vista come aveva visto che non aveva le mutande, o forse perché ne ha trovato una nuova che restava anche a dormire per curarci quando lei e il papà uscivano la sera.

Ma forse invece la Zina è andata via per conto suo, forse ha trovato un altro lavoro vicino a casa sua invece di dover prendere il treno tutti i giorni.

O forse l’ha spazzata via il vento del nord.

La Donna Camel e Twitter

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