La barca bianca e celeste si stacca dal molo. Scivola veloce e sicura sull'acqua calma. Intorno a me l'assolata inoperosità della domenica pomeriggio. Windsurf stesi sulla riva. Tre signore in costume chiacchierano sullo scivolo di cemento, con i piedi in acqua. I soliti sfaccendati, appoggiati al parapetto, guardano le barche uscire o rientrare. Criticano le manovre lanciandosi l'un l'altro sguardi di intesa e indossano l'aria di chi avrebbe saputo fare molto meglio. La brezza leggera accarezza la mia pelle abbronzata troppo in fretta, ma è un refrigerio ingannevole.
-Mamma, vorrei sistemare un po' la mia camera.
Non ero sicura di aver capito bene. Riordinare "spontaneamente" quella specie di retrobottega di rigattiere che per abitudine continuavamo a chiamare camera di M.?
Arrivata all'altezza del frangiflutti la piccola randa passa e la barca bianca e celeste accosta a sinistra. La manovra ha solo una lieve incertezza, poi riprende la sua rotta. Non lontano un uomo con la muta e le bombole sta per immergersi. Siede sul bordo di un gommone dando le spalle all'acqua. Tenendo una mano sulla maschera si rovescia all'indietro e sparisce tra gli spruzzi.
Guardavo la fila di scatoloni allineati in corridoio. Bambole, peluche, mobili in miniatura. E poi piattini, pentoline, una cucinetta completa, perfino il cavallo a dondolo.
-M., ma sei sicura di voler dare via tutta questa roba?
Mia figlia mi sorrideva bonariamente, con la pazienza di quello che spiega a chi non vuol capire:
-Ne ho tenute quattro, le mie preferite. Per ricordo. È tanto che non ci gioco più. Il cavallo lo passo a F.