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Come tutte le persone anziane, tendo a ricordare meglio i fatti più lontani di quelli vicini. Son le cose della vita, te ne renderai conto a tempo debito. Intanto che aspettiamo, lasciami raccontare che la settimana scorsa ho visto Fiorello in televisione (te l'ho detto che sono anziana - e no, questa settimana non l'ho visto, avevo di meglio da fare: non sono così anziana) e mi ha fatto tornare in mente una scena, a casa della mia zia Mariuccia (in realtà una prozia visto che era sorella di mia nonna).
Avevo preso la mia seggiolina - mia per modo di dire visto che non abitavo mica lì, l'avevo in comodato d'uso, ma la ritenevo mia perché era della mia misura precisa e quando ci stavo seduta sopra toccavo per terra coi piedi, che per me era una sensazione meravigliosa. La seggiolina era tutta di legno pitturata di verde e aveva la stessa forma delle altre sedie che stavano nella cucina, solo che era alta due palmi.
E insomma, con la mia seggiolina mi ero messa davanti alla televisione e guardavo Domenico Modugno che mi cantava ciao ciao bambina. Io Modugno lo adoravo, sia perché era bellissimo con quei baffetti uguali identici a quelli del mio papà, sia perché mi cantava le canzoni. E così lui dentro nel televisore allungava tutte e due le mani per farmi ciao e io, fuori dal televisore, le allungavo allo stesso modo e gli facevo ciao. Non avevo dubbi che stesse dicendo proprio a me: non c'erano altri bambini lì.
È per questo che nel mio blog mi piace dire tu, perché è proprio a te che mi stai leggendo in questo preciso momento che mi rivolgo. Ci sono forse altri bambini lì?
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Metto in questo post una serie di citazioni di cose che mi sono piaciute o che mi sono care, lo riporto tale e quale che può piacere a qualcuno. Purtroppo la maggior parte dei link non funziona più, abbi pazienza nuovo lettore, li ho tolti e ho lasciato quelli vivi. Buon anno. Edit 31/12/2017
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Leggo in su un blog dell'Internazionale:
Il direttore del New York Times Magazine, Hugo Lindgren, racconta che nel 1997, quando fu assunto dalla rivista New York, trovò nella bacheca del suo nuovo ufficio un regalo di Kurt Andersen, il direttore che era stato appena licenziato. Era un foglio con un elenco di parole in ordine alfabetico, qualche annotazione tra parentesi e un titolo: “Words we don’t say”.
Leggi tutto: Parole vietate (a chi vuole scrivere testi interessanti in modo efficace)
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Avevo già parlato tempo fa del blog Cronache dalla libreria che seguo fedelmente da quando l'ho conosciuto per caso. Racconta spesso situazioni divertenti sulla flora e la fauna dei clienti (sì, anche flora, delle volte).
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Qualche giorno fa ho dovuto chiamare il servizio di smaltimento rifiuti ingombranti del mio comune perché volevo buttare via alcuni mobili vecchi. Non ho più la macchina da qualche anno, abito in una zona molto ben servita dai mezzi pubblici, non ho bambini piccoli da scarrozzare alle feste o alle proficue attività extrascolastiche, i negozi e i supermercati sono a portata di sputo. Insomma, mi sono tolta una rogna: un bel po' di multe per divieto di sosta in meno, il lavaggio notturno della strada non mi fa più sussultare e poi interrogare nel cuore della notte, piena di dubbi su dove l'ho lasciata. Posso dormire innocente come una bambina buona.
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Siamo arrivati alla stagione più felice del blog della donna camel, si era come oggi vicini alla vigilia di ognisanti quando mi presi la briga, e di certo anche il gusto, di trasportare questo gioco divertente da un luogo disabitato a un altro in pieno rigoglio. E poi l'ho fatto ancora, e ancora. Quante volte? tante volte che non le so contare, sette volte sette e forse di più. E il meglio deve ancora venire. I racconti sono ancora quasi tutti lì, raggiungibili dai rispettivi link: ne manca solo uno, per parafrasare il finale. Edit 25 ottobre 2017
Adesso che questo diario intimo sembra ritornato agli antichi splendori (sarà vivo o è un morto vivente?) grazie al concreto e fattivo apporto di nuovi amichetti di blog, provo a lanciare una versione riveduta e corretta di quello che nel secolo scorso chiamavamo EDS, che vuol dire Esercizio Di Scrittura (un gradino sotto gli Esercizi di stile di Queneau - perché principianti si nasce e c'è chi ci resta per tutta la vita)
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Il palombaro parla con voce metallica
attraverso il suo casco
di vetro spesso e ferro.
Dice di che colore sono le tue
ma dal casco escono gracchiando
frasi diverse come
è aumentato il biglietto del tram e anche
la mostra del novecento è
vorrei rispondere
sono rosa madreperlate
ma annuisco
piego la testa e gli sorrido
potrei dire qualsiasi colore
che tanto non saprebbe sentire.
Leggi tutto: Poesia del palombaro per celebrare il post 500 del vecchio blog
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Non sono mai stata una grande appassionata di fumetti. Non in prima persona: c'è sempre stato qualcun altro in casa che lo era al posto mio. Leggevo (e leggo) i fumetti a scrocco. Mio padre comprava Topolino (Mi fai vedere la copertina? no, prima lo leggo io. Solo la copertina, dai, ti prego. Vabbè, ma da lontano.) e poi negli anni Il Mago, ne aveva una raccolta introvabile e Linus, come ripiego quando avevano smesso di pubblicarlo.
Mio fratello leggeva Dylan Dog e ce li aveva tutti dal primo all'ultimo, era un collezionista. L'altro fratello, molto più giovane, era un fan di Andrea Pazienza, ci si faceva le magliette con le tavole che gli piacevano di più.
E i miei figli i manga. Ogni generazione un fumetto, è ovvio, anche se adesso manco si chiamano più così: graphic novel.
Avevo pensato di scrivere due parole su Sergio Bonelli che è morto oggi e mi dispiace molto. In un primo momento mi sono trattenuta, mi sembrava di non averne il diritto. Che c'entro io, scroccona dei fumetti?
Non c'entro, difatti. E nemmeno questa storia che mi è venuta in mente. Una storia senza morale.
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Le avventure di Nonugo è un progetto che per ora si compone di cinque pezzi che metto in questo post tutti di fila, coi commenti in fondo. A dire la verità, dopo una spinta iniziale mi è mancata l'urgenza e non sono più andata avanti, ma non è detto che non lo riprenda prima o poi, se trovo una motivazione allettante o un buon contratto editoriale. È una storia antica o anche solo vecchia, di quelle che mi invento a partire da un particolare che ho saputo dai diretti interessati o da altri, dunque se credi di riconoscere qualcuno che è veramente esistito ti sbagli, le vecchie storie si assomigliano tutte e io le racconto così come mi viene. La foto è presa da internet e mostra il personaggio storico che stavo per far entrare in scena quando mi sono fermata: indovina?
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Mi sto girando nella testa un personaggio, una bella sagometta te lo dico io. Uno che se fosse ancora vivo (ma non ho detto che sia morto) uno che se fosse vivo sarebbe sui novanta adesso, perché è nato negli anni venti. Ne sa di storie questo qua, da riempie uno scaffale se ha voglia.
Dico uno per dire, che potrebbero anche essere molti, ma se dico uno ho le mie ragioni.
So anche il nome ma adesso non mi va di dirtelo, sappi che non è Ugo: con questo ti puoi già fare un’idea perché Ugo è un conto, non Ugo tuttaltro.
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Questa è una saga che si consuma da luglio fino alla fine del 2011 e poi ancora oltre, sono una decina di puntate e le metterò qui sotto usando il sistema a fisarmonica, man mano che ci arriverò o che ne avrò voglia, e questo è un piano editoriale che posso mantenere, visto che i pezzi sono già scritti! (edit 14 ottobre 2017)
Oggi ho visto una nutria. Era in acqua, mezza affiorante, appoggiata a un pezzo di legno incagliato a una penisola di arbusti e foglie. O almeno credo che fosse una nutria, era molto grossa, troppo per essere una semplice pantegana. E poi aveva una bella pelliccia folta, sembrava quasi un castoro. Ma non credo che fosse un castoro, il naviglio Martesana non mi sembra un habitat da castori, non dentro la città dove l'ho vista io, a trecento metri da casa mia. Allora era una nutria oppure una pantegana molto in forma. Aveva un bel musetto, era graziosa. Stavo pedalando e ho pensato, toh, una nutria.
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Qualche giorno fa sono andata in biblioteca per ordinare un paio di libri, uno era una raccolta di Mozzi di cui è appena uscita la nuova edizione riveduta e ampliata. Si tratta di Il male naturale e se ne parla parecchio in giro per via di qualche polemica che si era sviluppata ai tempi della prima uscita, nel 98. L'altro era Centuria di Manganelli, di cui aveva accennato ancora Mozzi nelle lezioni qui sotto citate. Insomma, Mozzi sta diventando un mio portolano per la navigazione nella lettura perché si esprime molto, dice cose sensate e spesso sono d'accordo con le sue tesi.
Leggi tutto: La fiducia è una cosa seria e una lettera a Vargas Llosa
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Siccome domani è il mio non-compleanno e comunque avevo da mettere questa poesia che ho scritto il sedici settembre del duemiladieci che ormai sono arrivata qui e ci tenevo a ripubblicarla perché aveva riscosso il suo bel successone, la abbino a una foto che non c'entra nulla ma aveva riscosso a suo volta: basta nonni vintage e bianco e nero, adesso tocca ai rayban riflessi e ricci pop - questa maglietta la metto ancora, non sarè passato poi tanto tempo, vero? Edit nove ottobre quasi cieci duemiladiciassette.