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Della seconda media non ho nemmeno la foto di classe, anche se mi pare di ricordare al primo posto a sinistra della prima fila il grembiule nero allacciato davanti della Luparello Giuseppina, che siccome era ripetente sembrava grande come una adulta e un po’ più grande lo era, infatti quando scriveva alla lavagna faceva le enne uguali alle u e noi che eravamo ancora molto elementari non capivamo la sua scrittura. Pensando a come va la scuola oggi mi domando come mai l’avevano bocciata visto che era molto matura e si lanciava occhiate di intesa con la professoressa, occhiate che noi notavamo ma non capivamo.
In questi giorni si vedono sui media generalisti i video dei ragazzini che minacciano i professori, fini commentatori tracciano analisi sociologiche, psico-antropologiche, storico-politico-economiche e non c’è nessuno che non trovi il modo di dire la sua, soprattutto quelli che hanno un buon megafono per diffondere urbis et orbis le loro preziose opinioni.
Leggi tutto: Confessioni di una che alle medie bullava i professori
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Paolo Cognetti, che è uno che scrive come mi piace e gli do retta, una volta aveva detto che la scrittura non è come il maiale, che si tiene tutto, ma come i crostacei, che si butta via molto per mangiare solo una piccola parte di polpa.
Negli ultimi anni ho scritto un romanzo e oggi ho deciso di postare qui uno dei gusci che avevo messo da parte, una piccola storia che non è poi entrata nel testo: siccome io non butto via niente la ritiro fuori ancora, anche certi fondi di armadio vengono buoni quando cambia la stagione, oggi fa caldo e forse è l'ora.
Il titolo "Mio padre guidava una macchina a pedali" l'ho messo adesso, non ho ritegno a confessare che questa storia prende spunto da un fatto vero, ma ci tengo a precisare che c'è stata una elaborazione fantastica, l'invenzione dei personaggi, non solo i nomi, certi tic, le parole e le azioni, insomma è una specie di docufiction: sono o non sono una post-modernista?
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O la cronaca di una giornata a BookCity di qualche anno fa, il 2012 per la precisione; era il mio primo Book City e non sapevo che qualche anno dopo avrei organizzato io un laboratorio, ero tutta entusiasta e stupita, bulimica di eventi avrei voluto essere dappertutto, vedere tutto e non perdermi niente, accidenti agli appuntamenti in contemporanea. Questo pezzo è del 19 novembre 2012 e mi piace ancora, difatti l'ho rimaneggiato pochissimo.
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Ripubblico ora questo raccontino di paura che avevo scritto il 31 ottobre 2012, non a caso halloween, per un esercizio che aveva queste semplici regole:
1) paura!
2) un numero almeno
3) una parola inventata
Siccome mi piace ancora lo pubblico oggi come se fosse nuovo, senza il solito apparato di commenti originali, critica letteraria, spiegoni eccetera. Va bene lo stesso?
Gatto nero
Ho un gatto nero. Non l'ho scelto io così, anche se i gatti neri mi piacciono molto, è nato dalla mia gatta Astrid - che è tigrata - una notte d'estate di dodici anni fa, in un paesino sulle Alpi francesi. Dunque il mio gatto è francese ma si fa capire molto bene anche in italiano.
Leggi tutto: Esercizio di scrittura creativa: un racconto di paura
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Ho smesso di leggere forsennatamente e sono lontani i bei tempi di un libro a settimana o anche due. Non voglio dare la colpa a nessuno, son cose che capitano periodicamente, anche Anobii non funziona più tanto bene e quindi prendo atto. Questo però non significa che non mi interessa, anzi approfitto per mettere in questo post un po' di recensioni prese dal vecchio blog, le metto tutte insieme senza data perché i buoni libri non vanno a male e si possono leggere quando si vuole, anzi mi fa piacere andare in controtendenza e ripescare qualche romanzo interessante scacciato dalla vetrina della libreria, cose belle anche se non ancora diventati classici nel senso paludato del termine. Sui libri brutti ho sempre taciuto, mi fanno vergogna.
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Di quelle salubri vacanze in montagna ricordo soprattutto le grandi torte che le mucche lasciavano ovunque, anche nel cortile dell’albergo, anche vicino alle panchine, anche nel folto del bosco.
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Qualche mese fa la mia amica di blog e di figlia Piperita Patty o Mentaconiglio a seconda della piattaforma dove ci incontriamo, mi ha invitata a scrivere un raccontino per il calendario prodotto dal collettivo di fumettari Cargo a cui appartiene (si dice fumettari o fumettisti? adepti al fumetto? fumettologi? appassionati dell'arte del disegno con scritte sopra le parole?) Insomma, piatto ricco mi ci ficco, non mi è parso vero mischiarmi con questa squadra di giovani artisti, tra l'altro l'anno scorso ne avevano prodotto uno bellissimo e avevo comprato un po' di copie da regalare agli amici, sono stata felice e fiera dell'invito.
Ecco il racconto e il disegno di Ettore Di Addario che lo illustria: porta buono cominciare l'anno con un calendario, peccato che non sia in vendita, ne avrei comprate e regalate decinaia e di certo ne avresti avuto una copia anche tu, invece ne ho avuta solo una: però se vuoi sei ancora in tempo, vai al Bar Lucio in via Boncompagni 36 a Milano, è il mecenate della compagnia e sponsor di questa edizione e forse, se ne ha avanzata qualche copia e gli piaci, magari ne puoi avere una anche tu.
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La prima volta che ho visto un robot vero, dal vivo (per modo di dire), è stato quando ho visitato con mio fratello Alfredo lo stabilimento della Ignis a Cassinetta di Biandronno e la user experience era una cosa che non esisteva ancora.
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Ho vinto un premio da blog: BOOMSTICK AWARD 2017!
Me l'ha assegnato la mia amica di blog http://conigliodellamoda.blogspot.it/ grande fumettista e grande bloggeressa, un hip hip urra! per lei!
grande conduttrice diLa motivazione del premio è questa, e poi non dirmi che me la tiro perché chiunque al mio posto se la tirererebbe:
"Perché racconta storie di vita vere o plausibili trasformandole in esperienze surreali. I suoi post sembrano gli aneddoti strani che si raccontano a tavola quando non ci si vede da un po'."
Scopri le mie nominations! La macchina del tempo esiste davvero e ne ho le prove
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Oggi ho visto fare una cosa che erano anni che non mi capitava di vedere. Una ragazza in piedi sul tavolo posava, mentre qualcuno la disegnava.
Avevo quattro o cinque anni quando mi è capitato di posare per una scultrice che doveva modellare con la creta un monumento funerario. La signorina Vitali era una vicina di casa, si vede che le era stata commissionata quella scultura originale dai genitori o dai parenti di una bambina morta, una bambina che aveva più o meno la mia età. Ogni tanto mi capita di sognare la tromba delle scale e i pianerottoli di quella casa, le vicine che mi invitavano a pranzo e mettevano cuscini da letto sulla sedia per farmi arrivare al piatto, le bambine morte che cadevano nel buco dell'ascensore.
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A grande richiesta un nuovo EDS per Halloween, che ne dici se facciamo un ibrido mezzo Facebook e mezzo blog?
Facebook è effimero e c’è il rischio di perdersi, però è svelto e forte. Il blog è un pachiderma ma ha la memoria lunga e non dimentica nulla, ci puoi contare se dopo tanti anni è ancora lì qualche cosa vorrà dire
Allora facciamo così: se vuoi tu scrivi sul tuo blog e posta il link qui nei commenti, se non hai il blog o non ti va puoi postare direttamente su Facebook e taggare me e gli altri in modo da farcelo sapere, così alla fine ritroviamo i pezzi tutti insieme e facciamo baldoria come una volta.
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La licitazione è appena finita, mio nonno e il suo giovane compagno, tal Danilo Milella(*) che non ho mai conosciuto, si sono aggiudicati il contratto con briscola a cuori, la prima carta è stata giocata da tre giocatori e mio zio Mario sta calando la sua in questo momento preciso di chissà quanti anni fa, forse settanta o forse ancora di più.
Siamo nella cucina di mia nonna, riconosco il fornello con dietro il quadretto di piastrelle e so che nell’angolo alla sua sinistra si trova il lavandino di graniglia con i piatti lavati appoggiati sullo scolatoio.