testata camel

La mia migliore amica mi scriveva lunghissime lettere da Venezia proprio mentre c'era il festival del cinema al Lido e gli attori famosi e le attrici andavano in giro in mezzo alla gente e si poteva chiedergli l'autografo.

 

limonare a venezia controluce

Ho cambiato la foto perché ne ho trovata una più bella, anzi ne ho trovate tre e mi toccherà scrivere apposta altri racconti ambientati a Venezia per poterle usare - edit 3 ottobre 2017

 

Andavamo in montagna anche d’estate e il posto era sempre il passo dell’Aprica, avevamo affittato una casa per tutto l’anno, era grande e bella, proprio in centro al paese e no, non era quella di Corvi Battista detto il mort di cui ho già parlato in un altro post che ho portato di qua apposta, questa era la casa del medico condotto. Era una palazzina di tre piani con tanti appartamenti, aveva i caloriferi e i doppi vetri, un giardino tutto intorno e un prato grande sul retro per giocare a pallone con le figlie del dottore che erano tre ma non si chiamavano come quelle della filastrocca. Il dottore aveva anche un maschio che aveva giusto giusto l’età di mio fratello e teneva alla juve, mio fratello no. Sai che non mi ricordo a che squadra tenesse mio fratello? Però non importa ai fini di questo episodio che ti voglio raccontare.

lotta globale totale

Di questa foto non mi ricordo nulla, eppure mi sembra significativa. C’è questo incrocio di sguardi, anzi direi un flipper di sguardi, mio fratello che guarda mia mamma, mia sorella che guarda mio fratello, io che li guardo guardarsi e sorrido come se sapessi. E poi questa disposizione asimmetrica che fa un angolo di quarantacinque gradi precisi, e quella densità morbida di grigi e quei neri, gli scamiciati, i capelli gonfi.
Chi lo sa cosa ci aveva detto mio padre per farci sorridere così, son sicura che la foto l’aveva fatta lui, era un bravo fotografo, un appassionato e fino a un certo punto se le stampava anche da solo.

VICOLO BECCARIN da Corso Garibaldi

Caro diario sono al lago e qui a casa non abbiamo internet, cioè non c'è la wifi e quindi non uso il mio mac ma solo il telefonino. Poco male, sono in vacanza e anche se me lo sono portato in spalla fino a qui ne posso fare a meno. Il mio smartphone fa tutto, è bravissimo e mi aiuta a scrivere, suggerendomi parole e frasi nel caso restassi a corto di idee. Questo pomeriggio, per esempio, mi ero messa in testa di postare una serie di foto su instagram, ci sono dei vicoli così caratteristici in questo posto di lago, scorci e cortili, porticati di vecchie case di pietra, ottimi soggetti per foto da vacanza: finalmente anche io posso, e dunque scatto e mi segno i nomi, per poterli poi abbinare. Pompei, Sostre, Beccarin... che nomi caratteristici da aggiungere alla rusticitá dei soggetti. 

Scrivo e scatto e poi metto in tasca, e quando, dopo cena, lo riprendo in mano per riordinare i materiali, mi trovo un testo che non ho scritto io, questo:

Ciao cara ti invio invio invio in allegato la fattura di prosecco in frigo per per per la mamma mamma di prosecco in frigo per almeno un paio di prosecco prosecco in frigo per almeno un paio di giorni fa ho fatto a ricordarci ricordarci ricordarci di di

Questo è un post di novembre 2016, siccome qui la padrona sono io e mi serviva averlo presto qui perché è il prequel di una storia che si svolge in montagna, ho deciso di portarlo subito invece che aspettare il suo turno. Edit 10 settembre 2017

La montagna non mi è mai piaciuta e ho smesso di andarci non appena mi è stato possibile, comunque non prima che si completasse la metà della vita che ho vissuto fino a oggi, quindi ci sono andata un bel po’ di volte.
Ci ho pensato parecchio in questi giorni perché ho letto Le otto montagne, di Paolo Cognetti e ti consiglio di farlo anche tu non appena ti è possibile perché è un libro bellissimo, ma di questo ti parlerò domani.

Stamattina - per modo dire: si tratta della mattina del 20 febbraio 2016 - ho fatto tre cose sul più famoso e frequentato dei social network.

tecla e landsdaleMa come fate a truccarvi tutti i giorni e arrivare alle sei di sera ancora a posto? Mi diceva invece di salutarmi. Era il suo modo per dire che stavo bene, che anche in un giorno feriale ero a posto, una bella signora, in ordine. In verità non mi truccavo, al massimo era una spolverata di cipria e una riga di matita, un po' di profumo dietro le orecchie perché il posto era piccolo, seduti tutti così vicini, non si sa mai.
Infatti le sedie venivano tirate fuori al momento, messe in fila una contro l'altra, dall'altra parte una panchina come quelle che a Milano si trovano nei giardini. Sulla panchina gli autori, noi gli sgabelli o spesso anche in piedi, contro gli scaffali.
C'erano almeno due presentazioni alla settimana, una il martedì o il giovedì all'ora dell'aperitivo, l'altra il sabato mattina. Chiamarle presentazioni era anche riduttivo, non le rendeva certo grazia. C'era il vino, sempre, ma anche il risotto, o la pasta, il salame, il formaggio, la focaccia, i dolci. Una volta dei cannoli siciliani arrivati in aereo insieme all'autore, un'esperienza mistica. Una volta un paté di prosciutto fatto dall'autrice stessa, che non ero io.
C'erano anche i libri, certo, sembra quasi che fossero solo un pretesto e invece ne ho letti tanti grazie a lei, ho avuto modo di parlarne con gli autori, di cominciare discorsi, di intessere relazioni, amicizie, passioni.

Ho letto nei giorni scorsi che hanno festeggiato i 60 anni di disneyland, il parco dei divertimenti a tema creato Walt Disney, primo di una lunga serie che è stata riprodotta e poi copiata in tutto il mondo.
Io detesto i parchi dei divertimenti. Ecco. L'ho detto. Odio per primo il luna park e sono felice che alle Varesine al posto di quelle squallide baracche da quattro soldi abbiano messo elegantissimi grattacieli a forma di formaggino, camminate di legno di teak con pennacchi ornamentali, corrimano e tiranti in acciao inox e un polo alla moda della moda e per la moda, di cui nulla mi importa ma almeno è bello da vedere quando passo di lì.
Odio le montagne russe, gli otti volanti e tutte quelle attrazione che sollecitano in maniera abnorme il labirinto delle mie orecchie, provocandomi il vomito senza motivo.
Ma sto divagando. Volevo parlare di Disneyland. Quello di Parigi è stato fondato nell'aprile del 1992, sono passata di lì in agosto del 1994, è stata l'unica volta in cui sono entrata in un postaccio del genere: non sono mai stata nemmeno a Gardaland, pure lui 40 anni in questi giorni.

Prima di tutto, per sgombrare il campo dico che mi è piaciuto molto. È un testo non facilissimo da leggere, per certi versi innovativo, una struttura non lineare che procede per accumulo, si arriva solo alla fine ad abbracciarne il significato globale e non c'è mai un andamento cronologico dei fatti.

la caffettiera faemina di mia nonna

Avevo una caffettiera che era stata di mia nonna, me l'avevano assegnata in dote quando mi sono sposata. Era già fuori produzione all'epoca ma noi, intendo le donne della mia famiglia, quando era fallita la ditta che le produceva avevamo fatto incetta e ne avevamo anche qualche esemplare di riserva. Si trattava di una macchinetta molto particolare, era in grado di fare il caffè espresso senza bisogno di corrente elettrica, utilizzando acqua calda e, per metterla in pressione, la forza muscolare dell'operatore. Quando venivano i miei amici restavano ore a guardarmi azionare i bracci, Mario in particolare voleva sempre fare lui il caffè e passavamo le notti svegli da quanti ne bevevamo.

ricetta della padellata e istruzioni passo passoLa padellata è il nome di un piatto che ho cominciato a preparare qualche tempo fa. Come spesso succede per le invenzioni meglio riuscite, la prima volta accadde per caso. Una sera a cena, io e mio figlio e qualche ingrediente in frigorifero. Ma soprattutto la noia. Non avevo voglia di fare le solite cose, non avevo voglia soprattutto di mangiare le solite cose. Avevo la carne trita ma non mi andava di fare il ragù. Avevo qualche verdura in frigo.
Insomma, la padellata capostipite era composta da carne trita per il sugo, una cipolla, patate, una zucchina, olio sale e pepe e una padella di buona qualità. Le dosi non le metto, un po' perché sono ovvie e un po' perché non si sa mai quanto ci sarà dell'uno e quanto dell'altro ingrediente: il bello della padellata è l'effetto sorpresa.

ho visto un uomo senza gambeL'altro giorno ho visto un uomo senza gambe e questo non è un saggio sulla disabilità, casomai si parla di disagio e vorrei fosse fiction ma è altro, anche se non so ancora bene cosa.
Ero nella metro rossa, un caso strano perché non la frequento quasi mai, di solito viaggio in gialla. Potrebbe non essere pertinente ma invece lo è perché gli incontri in metropolitana sono spesso ricorrenti anche per chi, come me, non ne fa un uso strettamente pendolare. La gente abita in certi posti e ha l'amica del cuore, la mamma, la sorella in altri e ci va più spesso che altrove, è inutile star lì a spiegare le facilitazioni che si creano: si tende a privilegiare i percorsi abituali senza nemmeno rendersene conto, è rassicurante e fa risparmiare energie mentali, si va col pilota automatico senza doversi riprogrammare.
Insomma ero sulla rossa e l'ho visto arrivare da lontano, eravamo su uno di quei treni nuovi con i vagoni tutti comunicanti. Il convoglio era lunghissimo e nei rettilinei si poteva vedere fino in fondo.
L'uomo non aveva le gambe e nemmeno una carrozzella. Non aveva una tavola con le rotelle come quelle che disegnava Jacovitti, te lo ricordi Coccobill? In quei suoi complicatissimi disegni non mancava mai il mezzo salame con i piedi e l'uomo a rotelle.
Se invece non lo sai te lo dico io chi era Jacovitti: il nonno di Zerocalcare, o un suo progenitore, un capostipite dei fumettisti che oggi sono tanto diffusi e una volta invece stavano sui giornali, quelli bravi o fortunati, sui giornalini gli altri. Ti dico questo perché i fumettisti mi interessano, sto seguendo sul blog di Mozzi le puntate della formazione dei fumettisti, non me ne perdo uno e mi sembra siano mediamente molto più belle delle formazioni degli scrittori e delle scrittrici. Gli insegnanti di lettere, passo.

 

La Donna Camel e Twitter

@ladonnacamel

@ladonnacamel

#A11YDays Donato Matturro e Nicola Galgano agli accessibility days all'Istituto dei ciechi di Milano con l'intervento dal titolo Joomla! 4.1 - La nuova versione del CMS accessibile anche in fase di sviluppo
@ladonnacamel

@ladonnacamel

Il cielo della Brianza è grande quasi come il cielo della Norvegia #24aprile
@ladonnacamel

@ladonnacamel

Una piccola forma di immortalità dlvr.it/SMMcrv

Scrivere, giocare

scrivere è il mio gioco preferito

"Scrivere è il mio gioco preferito" il mio motto è piaciuto anche all'amica Freevolah che l'ha interpretato così su Instagram.

Compra il romanzo L'occhio del coniglio
Libro, mobi, epub compra su Amazon e su Lulù

Chi mi ama mi segua

Vai all'inizio della pagina

 

Il sistema di gestione dei contenuti Joomla e il software di conteggio accessi installato in questo sito utilizzano i cookies per migliorare le funzioni di navigazone. Cliccando sul bottone arancione avrai fornito il tuo consenso e questo avviso non verrà più mostrato. Se non accetti l'uso dei cookies abbandona questo sito web.