testata camel

Prima di tutto, per sgombrare il campo dico che mi è piaciuto molto. È un testo non facilissimo da leggere, per certi versi innovativo, una struttura non lineare che procede per accumulo, si arriva solo alla fine ad abbracciarne il significato globale e non c'è mai un andamento cronologico dei fatti.

 

la ferocia di nicola la gioia ha vinto il premio strega

Ci sono due cose che mi hanno colpita, soprattutto: un espediente che non ho mai visto fare e mi ha dato un piacere di lettura immenso: si tratta di certe autocitazioni, come dei ripensamenti del testo che si ripete uguale identico, dieci, quindici righe che ritornano dopo capitoli o dopo pagine, non importa, tornano a confortare il lettore, a rimetterlo sulla strada, accendono una luce dove la storia si fa oscura, invece di spiegare, di "telefonare" l'aiutino, ritornano le stesse parole dette prima e io le riconosco, e mi piace e mi da piacere, è forse un trucco questo, non lo so, non l'avevo mai visto fare, non ne avevo sentito parlare ma non vuole dire. Poi è vero, non è il libro perfetto e qualche volta c'è un certo autocompiacimento nella scrittura, la solita storia di quello bravo, che sa di essere bravo e non c'è nessuno più bravo di lui a dirgli basta. Sono solo pochi peccati veniali, io, per me, lo perdono.

La seconda cosa che mi colpisce è la tragedia greca. Vabbè, tutte le tragedie sono greche e tutti i libri sono già scritti, ma in questo caso - e mi piacerebbe tanto sentire Lagioia per chiedergli se ci si riconosce, è una di quelle volte che diceva il giovane Holden, mi piacerebbe chiamarlo e magari lo farò, non al telefono ma posso scrivere una mail a Nicola Lagioia @ Minimum Fax e può darsi che mi risponda anche, in questo caso gli direi che la sua storia mi ricorda le passioni espresse nell'Antigone, ma con uno scambio fratello-sorella che rende il tutto ancora più affascinante. L'hai fatto apposta Nicola?, gli chiederei, o ti è venuto da solo, a tua insaputa, come derivato di quelle tracce mnestiche della eredità arcaica che abbiamo in comune tu, io e Sofocle?

Ora, qui nel commento non vorrei rivelare troppo, si tratta non tanto della trama ma del significato ultimo di tutto il romanzo, dei rapporti più profondi tra i protagonisti e i simboli che rappresentano. Sarà forse per questo motivo che negli ultimi giorni mi pareva di vedere Clara qui da qualche parte, girato un angolo assolato o in un parcheggio polveroso. Poi no, non era lei.

Per mia fortuna ho letto l'ultima pagina mentre il treno entrava a passo d'uomo nel tunnel della Stazione Centrale di Milano.

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